venerdì 11 aprile 2008

MEMORIE DI UN ASSASSINO



CAPITOLO 1

Da: Moon Comics
A: Lorenzo Ricci
Venerdì 7 marzo 2008

Caro Lorenzo,
abbiamo ricevuto i suoi soggetti, che troviamo interessanti e ben scritti. Purtroppo, siamo spiacenti di comunicarle che le tematiche affrontate non rientrano nelle nostre attuali politiche editoriali e non sono conformi allo spirito del nostro personaggio.
La ringraziamo vivamente per averci sottoposto in visione il suo lavoro e con l’occasione porgiamo i nostri migliori saluti.

La redazione

Ma che ne capiscono, questi? Voglio dire, avete presente la merda che pubblicano? Scommetto di no. Anzi, no di sicuro, a meno che non siate uno di quei cerebrolesi che ogni mese cacciano fuori 2 euro e mezzo per comprarsi l’ultimo numero di Kid Konrad, il cosiddetto “investigatore dell’occulto”, invece che spenderseli in un buon grappino. Mi piacerebbe vederli in faccia, uno per uno. Osservare il loro sguardo vacuo e vuoto mentre sfogliano il loro fumetto e si emozionano a leggere, numero dopo numero, sempre la stessa, identica storia. Credete stia scherzando? Che il mio sia il livore di un escluso? Niente affatto. Io non parlo a vanvera. Solo fatti.
Albo di giugno: una bella e spregiudicata fanciulla contatta il Kid per risolvere un caso impossibile: la sparizione dello zio in un ufficio a porte chiuse. Pagina trenta: i due finiscono a letto (forse il Kid cerca qualche indizio sotto le lenzuola della sua cliente). Pagina sessantacinque: la polizia brancola nel buio. Tutto fa pensare alla vendetta del fantasma di un collega, ma con il suo intuito il nostro eroe scopre che la tipa (attenzione, sta per arrivare un colpo di scena!) è la vera assassina dello zio. Albo di agosto: un’avvenente giornalista prepara un servizio sul nostro Kid, da cui ovviamente viene sedotta a pagina venticinque. Pagina quaranta: l’investigatore dell’occulto scopre che il passato della giornalista nasconde qualcosa di misterioso; un uomo la perseguita. Pagina settanta: il Kid sospetta che il nemico misterioso della giornalista sia il caporedattore del giornale, viscido e spaccone. Pagina novantacinque: il nostro eroe scopre che il povero caporedattore è completamente estraneo alla vicenda, ma tutto è stato architettato dalla bella giornalista per metterlo nei guai e coprire uno scandalo in cui era coinvolta.
C'è bisogno che continui? Devo girare il coltello nella piaga e parlarvi dell’albo di settembre? Lasciamo stare. Ma non meravigliamoci quando si parla di crisi del fumetto, quando i dati di vendita di tutte le testate vanno a picco. Quando i ragazzini dai dieci ai sedici anni fanno di tutto, ma proprio di tutto, eccetto che leggere fumetti. E questi “editori” invece che dire: ragazzi, ci siamo sbagliati, abbiamo messo in edicola un personaggio che fa vomitare, abbiamo pubblicato storie indegne disegnate con i piedi, ci scusiamo tanto e proveremo a fare di meglio… No, ci dicono che la colpa è di internet, dei computer, della televisione, dei cartoni animati... Un gigantesco complotto per distogliere l’attenzione dei nostri ragazzi dai nostri beneamati fumetti. Ma fatemi il piacere!
Quella di oggi è la ciliegina sulla torta: nella redazione del più importante editore di fumetti del paese arriva del materiale di uno scrittore che ha qualcosa di veramente nuovo da dire e questi non se ne accorgono nemmeno. Non lo sanno riconoscere, loro, il talento! Non sanno nemmeno che roba sia. Il problema, loro, lo affrontano alla radice: non leggono i lavori che arrivano da chi è fuori dal giro. Li prendono e li archiviano: voilà, nel cestino! Ma vadano a farsi fottere! Se ne pentiranno, oh quanto se ne pentiranno! Io non mi arrendo. Io vado avanti, imperterrito, rifiuto dopo rifiuto. So che un giorno scriverò pagine che bruceranno il ghiaccio, che sbiancheranno la notte, che strapperanno i muri! Si tratta solo di avere pazienza.
Ora so come muovermi. Vogliono la solita minestra? E allora gliela cucino anch'io. Capirete che ci vuole. Quello che mi serve è liberare la mente, rilassarmi un attimo. La tensione mi frega, sapete? Non si può scrivere decentemente se non si è rilassati come uno stronzissimo santone tibetano. E’ quando sono sciolto e tranquillo che rendo al massimo. Le mie dita cominciano a ballare sulla tastiera, muovendosi per conto loro, e in testa mi arrivano le idee giuste.
Anzitutto devo trovare quel mezzo lorazepam che ho visto prima qui intorno. Come un tavor, anzi meglio, perché costa la metà, quindi la sua efficacia è doppia. Poi tiro il collo a quella bottiglia di amaro che mi è rimasta e ci fumo sopra. E dopo, cari miei, ve lo faccio vedere io se “non sono conforme allo spirito del personaggio”!
(1 - continua)

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