Lascio cader le calze nel sacco della spazzatura; la spazzola
invece me la tengo e la userò io. E’ solo il letto
a sembrare strano e impossibile da spiegare.
(Raymond Carver, Mia moglie)
Quello che mi resta di te, ora, è
l’orologio da polso che hai lasciato
sul comodino. La camicia da
notte di tua nonna a cui
tenevi tanto. Un sacco di
borsette – estive – e qualche paio di
scarpe.
Quello che mi resta ora di te
sono tutte quelle foto messe
alla rinfusa in un cassetto – colpa
mia, è vero, che non sono mai
stato il tipo da album.
Una rosa di zucchero, la
stessa che doveva ricordare il
nostro amore.
Poi ci sono tutte quelle stampe dei
tuoi articoli, un piccolo beauty con
i trucchi e un masterizzatore rotto.
Mi restano anche questi pochi
versi. Versi scritti per te.
Versi che hai richiesto con insistenza
e che io non sono mai stato
capace di scrivere, prima.
E’ che non mi venivano, capisci?
La poesia era altrove, in quei giorni, non
su un pezzo di carta.
Da tutta un’altra parte.
Genova, 7 maggio 2006
lunedì 10 dicembre 2007
Quello che mi resta
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4 commenti:
Ciao Marco e' molto bella questa poesia, so di chi stai parlando e ti devo anche dire che l' ho incontrata ieri sera al teatro Carlo Felice mentre Grigory Sokolov interpretava chopin
a dimenticavo sono Pierfrancesco
sapevo che eri tu! am da quando vai a teatro?
Grazie del link! :)
E' un piacere tornare e trovare ancora belle parole e anche una risposta. Sarà un piacere ricambiare con un link sul mio blog. Saluti! Ketty
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