venerdì 30 novembre 2007
lunedì 26 novembre 2007
Io, un fiume
un fiume.
Lascio il mio corpo
appena qualche istante,
su una panchina
ad Estegorn e
sono fiume.
Io,
il Danubio,
che scorre
placido e tranquillo.
Scorro,
un po' sporco,
lo so.
Ed è per questo
che - ad eccezione di un
canaletto che si allunga
da Vienna - nessuno
viene a me
per un tuffo.
Io,
il Danubio, e da
Bratislava ad Estegorn
metto da parte gli Slovacchi,
e i Magiari
Si dice
si odino,
queste genti.
Ma a me, lasciatemelo
dire, non importa.
Sono un fiume, ricordate?
Uno dei più grandi:
sono il Danubio.
A volte, quando piove
- ma deve piovere
per giorni -
straripo ed inondo
i campi da una
parte e dall'altra.
Non ho preferenze.
Vi sono estati che mi
alzo per quattro o cinque
metri. E faccio paura
a tutti.
E mi piace, perché
tanto loro non possono
farmi niente.
Io,
un fiume.
Danubio,
il più grande
di tutti.
sabato 24 novembre 2007
The song remains the same
Che tradotto in genovese viene: "Cambiano i belini, ma i culi sono sempre gli stessi".
Oggi un disegnatore con cui ho iniziato a collaborare a Lucca mi ha consegnato i layout di un racconto breve di 4 pagine. In 4 pagine è riuscito a tagliare 4 vignette. “Per migliorare il ritmo”. Non si preoccupa di caratterizzazione di personaggi, di studio degli ambienti, di recitazione dei personaggi, di anatomia. No. Si cura del "ritmo" e taglia 4 vignette in un racconto di sole 4 pagine. Oltretutto dopo una nostra precedente conversazione in cui avevo spiegato le ragioni di essere di quelle vignette. Mi astengo da ogni commento.
A proposito di ritmo stasera si suona al Senhor do Bonfim con i Soultantosoul, la mia vecchia band. Seguirà una jam estesa a tutti i musicisti presenti in sala. Il concerto avrà luogo nonostante il furto perpetrato nei locali… Prosciutti, bevande, cavi, consolle, tastiere, effetti per la chitarra... Ci hanno preso proprio tutto! E poi c’è ancora gente contraria alla pena di morte e continua a blaterare di diritti umani.
mercoledì 21 novembre 2007
@L
domenica 18 novembre 2007
Il custode
Episodio 1 - IL CUSTODE
(Soggetto e Sceneggiatura di Marco Belli)
TAVOLA 1
1/ (Lunga. Panoramica. Spazio siderale. Al centro, sul fondo, una luna artificiale, che ancora non distinguiamo bene. Un astronave si sta dirigendo verso questa “luna”.)
DIDA: Pochi avrebbero accettato un incarico di questo tipo.
DIDA: Nessuno sano di mente, per lo meno.
2/ (Striscia seguente. Zoom in avanti. Di quinta, un particolare dell’astronave, in 2° P la “luna”. Distinguiamo meglio il groviglio di rottami)
DIDA: Ma il mio avvocato aveva la lingua lunga e alla fine era riuscito a far digerire persino a me l’idea del “programma di ravvedimento”.
3/ (L’astronave si avvicina alla luna, che vediamo ancora meglio di prima.)
DIDA: Meglio di una cella criogenica su qualche satellite dimenticato, mi aveva ripetuto per mesi.
4/ (Striscia seguente. Controcampo. Vignetta grande. Siamo dentro la luna, che è appunto il cimitero delle astronavi. Al centro di un groviglio di rottami, una sorta di enorme “hangar”, largo un chilometro. All’esterno, sul fondo, l’astronave che si sta avvicinando.)
DIDA: “Supervisore della Procedura di Smantellamento”. Detta così sembrava quasi una cosa interessante, in realtà non ero altro che un custode.
DIDA: Il custode del Cimitero delle Astronavi, il più grosso cantiere della Galassia adibito al recupero o alla demolizione di vecchi vascelli interstellari.
5/ (Striscia seguente. Siamo in un spaziosa sala asettica. Il custode è seduto al centro della sala su una sorta di poltrona che fluttua a mezz’aria. Sta osservando la proiezione olografica di una spogliarellista. L’immagine della ragazza è creata da tre diversi proiettori situati in punti diversi della sala. Il custode volta di scatto la testa guardando Fuori Campo.)
DIDA: Lo so, sembra una faccenda cazzuta, ma non vi ho ancora detto il meglio: dovevo restare da solo. E per tanto, tanto tempo.
Rumore- TWEEEEE
6/ (CM leggermente dall’alto. Tre quarti di spalle, vediamo il custode percorrere di corsa un lungo corridoio che conduce alla sala di comandi dell’Hangar.)
DIDA: Dieci anni luce dall’insediamento umano più vicino. Nessun contatto, salvo qualche approvvigionamento...
DIDA: Non ditemi niente. So che voi avreste scelto la cella criogenica!...
giovedì 15 novembre 2007
Certe mattine è tutto così semplice
guidare per ore, faccio fatica a
spiegare i sacchetti con la sua
roba nel solaio, tutte queste birre e la
tenerezza nei baci di una sconosciuta.
In ogni modo, la
prossima volta sarà
diverso – ripeto tra me.
Non mi scorderò che
gennaio è il più crudele dei
mesi e che quello che
ogni donna vuole non è
altro che la tua
anima.
Certe mattine è tutto così semplice.
venerdì 9 novembre 2007
KONRAD WALECH - work in progress
1/ (Interno, giorno. Siamo in una stanza spoglia. Tutto bianco, lindo e pulito. Conrad Walech s’accende una sigaretta con il mozzicone di un’altra.)
V.f.c.- Una dietro l’altra, ne sente proprio il bisogno?
2/ (Con i piedi sulla scrivania, Conrad butta fuori il fumo. Di fronte a lui, c’è uno psichiatra in camice bianco, ben pettinato e sbarbato. Come si dice in seguito nel dialogo, sembra un gemello pulito e sbarbato del sergente.)
Conrad- E tu, di farti i miei affari?
Psichiatra- È il mio dovere!…
–
3/ (In P.P., una mano di Conrad con la sigaretta. In 2°P., lo psichiatra con espressine comprensiva.)
Conrad- Con una faccia uguale alla mia?
Psichiatra- È la procedura prevista dal trattamento a transfert riflesso. Stesse sembianze del paziente.
4/ (Panoramica, esterno. La città.)
V. dall’interno- In fondo, faccio solo da ammortizzatore emotivo, mentre lei parla a se stesso e al suo subconscio.
V. dall’interno- Non c’è niente da ammortizzare!…
–
5/ (Zoom sull’edificio. Attraverso una vetrata, vediamo lo psichiatra che si alza.)
Psichiatra- Vedremo. Com’erano i rapporti con sua moglie?
Conrad- Come con te. Parlavo a me stesso e non scopavamo mai!…
6/ (Interno. Lo psichiatra aggira la scrivania.)
Psichiatra- Da quanto tempo?
Conrad- Un mucchio. Era tutto previsto, per incattivirmi!…
–
7/ (Conrad butta giù i piedi dalla scrivania, a cui l’altro si appoggia.)
Conrad- Vi serviva un cane da guardia feroce per tenere alla larga gli straccioni, no?! E per riportare a casa i ragazzi del plotone!
Psichiatra- Si calmi, signor Walech.
8/ (Conrad si protende in avanti, afferrando la pelle del volto dello psichiatra in corrispondenza della mascella.)
Conrad- Sergente, per te! Sergente Walech!
9/ (Dettaglio. La mano strappa via la faccia di plastica, mostrando la testa di metallo d’un robot.)
mercoledì 7 novembre 2007
Back in Blue - Updated!
Giovedì sera una nuova serata con i Back in Blue, al Cantiere di Pegli, formazione originale in trio. Questo trio nasce dalle ceneri dei Soultantosoul, sempre con Andrea Giannini alla chitarra e Sabrina Fanfani alla voce. Una musica nera, ruvida, graffiante, autentica caratterizza il sound della band. Il nome della formazione letteralmente significa "Ritorno alla tristezza, al blues", ed è proprio la venatura blues il marchio di fabbrica degli arrangiamenti del repertorio, in gran parte brani rivisitati di artisti americani degli anni ’60 e ’70 (Joe Cocker, Otis Redding, Beatles, Roberta Flack, Cat Stevens, Bob Marley, Al Green, tanto per citarne alcuni), ma anche ultimi successi rivisitati (C. Aguilera, Maroon 5, James Blunt, Robbie Williams, etc). Per la verità ultimamente non abbiamo suonato molto insieme: ognuno di noi è impegnato in altri progetti e i locali a Genova scarseggiano sempre di più. Per chi non ci ha mai sentito può essere un'occasione fare un salto al "Cantiere" (a dirla tutta non so neanche dove si trovi esattamente...)
Aggiornamento del 8/11: CONCERTO ANNULLATO! (PS Giulio, cosa ci combini?)
martedì 6 novembre 2007
L'assedio di Vienna
1/ (Esterno, giorno. Un villaggio nella campagna ungherese, luglio 1683. In C.L., due contadini, padre e figlio, si trovano sui campi, intenti a zappare la terra. Entrambi sono a torso nudo. Una foresta sul fondo.)
2/ (Busti dei due che guardano in Macchina da Presa, interrompendo il proprio lavoro. Il padre si terge il sudore dalla fronte.)
Figlio- Lo senti? Sembra che tuoni…
Padre- Ma non c’è una nuvola…
3/ (Siamo nella foresta. Dettaglio. Zoccoli di un cavallo al galoppo. Corre verso destra.)
TESTO: Sembrano cavalli…
4/ (Cavalli di lato, nel bosco, con i cavalieri F.C. che galoppano verso destra. Ne servono più di quanti ce ne siano nello schizzo.)
TESTO- Non è possibile, dovrebbero essere migliaia…
5/ (P.P. dei due contadini, spaventati, che guardano in M.d.P.)
Figlio- Santo Dio!
Padre- Tartari!
6/ (F.I. Di fronte. I cavalieri Tartari escono allo scoperto dalla foresta imbracciando le loro armi.)
7/ (Panoramica. L’orda esce dalla foresta e s’avventa sul villaggio. I due contadini fuggono.)