mercoledì 27 luglio 2011

La notizia

Lui si siede sul suo divano. Lei insiste e

continua a parlare, senza fermarsi un

attimo. Come ha fatto a prenderla sul serio, gli chiede. Era

ovvio che erano cose dette sull’onda del momento, di una vacanza

a Parigi. Lei non è pronta per avere un altro figlio. Proprio ora, aggiunge, che

il grande sta prendendo la sua strada e se la sta cavando da solo.

Lei non se la sente, come farà con la palestra, gli chiede. Non potrà

più vedere le sue amiche, fare shopping, riposarsi dopo il lavoro.

Sono stati proprio due incoscienti, gli dice.

Lui lì per lì non sa cosa risponderle, e non gli viene in mente niente

di meglio che abbracciarla e tranquillizzarla.

Poi si alza ed esce sul terrazzo, accendendosi una sigaretta.

venerdì 1 luglio 2011

PRIMA PAGINA DI UN NUOVO PROGETTO

TAVOLA 1




1/ (Esterno, notte. Panoramica di una città americana, leggermente dall'alto, come vista da una finestra di un grattacielo, non a perpendicolo quindi. Questa vignetta dovrebbe occupare almeno metà della tavola.)


DIDA: Dovrei sentirmi sollevata, ora che in un modo o nell’altro tutto è finito. Ma non sono
riuscita ad allontanare il senso di angoscia con cui convivo da tutti questi mesi.


DIDA: Certe ferite non si chiudono mai, qualunque cosa uno faccia.



2/ (Striscia seguente. Lunga. Zoom in avanti su un palazzo. NOTA PER IL COLORE: Alcune finestre sono illuminate, altre no. Una finestra illuminata al centro della vignetta.)


DIDA: Vorrei che almeno tu sappia come sono andate realmente le cose. E vorrei essere io a raccontartelo.



3/ (Striscia seguente. Interno. In una stanza, di spalle, una donna guarda fuori dalla finestra, in F.I. La finestra è la stessa di quella della vignetta precendete.)


DIDA: Chi altri può parlarti dell'amore che mi unisce a tuo padre? Sono certa che quando saprai, mi capirai.


4/ (Vediamo la donna, che chiameremo Jane, più da vicino, in P.A. e di lato. Si massaggia il pancione. Si capisce che è incinta.)


DIDA: Non cerco giustificazioni, ma so che quando sarai grande anche tu comprenderai che una donna innamorata può sopportare qualunque cosa, tranne che separarsi dal suo uomo.



5/ (P.P. o mezzobusto leggermente dal basso. La donna guarda verso la Macchina da Presa, cioè verso di noi, in direzione della finestra.)


DIDA: Perchè, in fondo, tutto quello che è successo non è dovuto altro che al mio amore per Jim.



martedì 21 giugno 2011

Apartheid nel terzo millennio.

Condivido un comunicato del comitato pari opportunità e uomini

“Se è successo un motivo ci sarà, no?” oppure “Ma insomma, qualcosa avrai fatto pure te.” – Queste sono le frasi che un papà separato si sente spesso dire, da persone varie, sul fatto che lui non riesce a vedere i figli, non riesce ad avere casa e diritti, privato di uguaglianza e dignità civili.

Allora mi viene in mente che solo nel secolo scorso i neri venivano picchiati perché tali. E quelle frasi sopra erano ricorrenti - “Magari avrà alzato la voce. Avrà mancato di rispetto.” – supponeva il giudice o cittadino di turno per insinuare e giustificare il pestaggio. O quando una donna veniva violentata si sentiva spesso dire “Forse lo ha provocato. Forse se lo merita.” – supponeva il giudice o cittadino di turno per insinuare e giustificare l’atto di prepotenza.

Come un tempo un nero picchiato o una donna violentata non dava scalpore, oggi un padre tolto di figli e averi, emarginato, discriminato, violentato, non fa preoccupare.

Ovviamente finché non tocca a noi, un fratello, un amico.. o finché non toccherà ai nostri figli, o figlie che magari saranno compagne, zie, nonne di padri discriminati ed oppressi. E di questo passo ci arriveremo a breve visto l’esercito di nuovi divorziati ed emarginati, 400 al giorno. Eppure basterebbe un po’ di coscienza civile, di umanità. Le discriminazioni razziali, sessuali o genitoriali, era meglio lasciarle nel vecchio millennio.

Perciò ai vigliacchi, agli ignavi, a chiunque continua a tutelare carnefici e prepotenti e si prodiga ad insinuare le colpe sulle vittime “un motivo ci sarà, no?” rispondo – “Si il motivo c’è. Sono stato tolto di tutto perché sono un padre, perché sono nato maschio, XY. Non v’è altro motivo.”

Chi ignora o incentiva questa discriminazione e piaga sociale si vergogni e si dia da fare per ravvedersi perché verrà come per le altre discriminazioni il giorno della giustizia e allora ci si ricorderà anche e soprattutto di chi ha taciuto, fiancheggiato, apprezzato. [..]

In fede.

Comintato Pari Opportunità e Uomini

mercoledì 15 giugno 2011

La loi selon Roy Corman - planche 1 / scenario

TAVOLA 1

1/ (Esterno, giorno. Vignetta quadrupla. Panoramica dall’alto della cittadina. Al centro una via principale dove si intravede l’insegna di una banca. Di fronte, una macchina parcheggiata.)

2/ (Striscia seguente. Zoom in avanti sull’auto parcheggiata di fronte alla banca. Vediamo meglio sia l’auto sia l’edificio della banca, e la relativa insegna.)

3/ (Vediamo l’auto più da vicino. Una mano butta fuori da una fessura del finestrino un mozzicone di sigaretta.)

4/ (Interno auto. Dettaglio. Una mano spegne l’autoradio.)

5/ (Striscia seguente. La macchina da dietro o dall’alto. Le due portiere si aprono. Uno dei due sta per scendere, e spunta una gamba.)

6/ (Di spalle e leggermente dall’alto, i due rapinatori si avvicinano con passo deciso, all’ingresso della banca. Uno dei due porta una borsa dentro cui nasconde il mitra. L’altro si guarda intorno.)


lunedì 13 giugno 2011

La ricompensa


E’ la prima volta che dormi

qui da me di mercoledì, ed è anche

una delle poche in cui ci sistemiamo

tutti e due sul lettone. So che non dovrei

farlo, ma mi rassicuro pensando che

non è un’abitudine, e che dopotutto

questi giorni sono stati un po’ duri, soprattutto

per me.

Non ci crederai, ma vederti non è stato

facile. Quanto sono stupide le guerre che

si fanno i grandi.

Ad ogni modo voglio godermi ogni

minuto di questa notte. Prima di addormentarci

ti sfoglio un libro per bambini, con un sacco di figure.

Parla di come sono fatte le cose dal di dentro, le

navi, i treni, le macchine, e ricordo quanto mi

incantavo anch’io da piccolo a guardare le stesse figure.

Pensa che sono tanto stanco che non so nemmeno

chi di noi due si addormenta per primo. Il mattino dopo

mi troverò a pensare, sorridendo, che già cominci ad

essere tu a mettermi a letto!

La notte vola. Tu non ti svegli mai, mentre io assaporo

ogni attimo di quei pochi momenti di dormiveglia in cui

mi lascio cullare dal tuo respiro o ti rimetto sotto le

coperte, perché mentre dormi giri il letto un po’

per ogni verso.

Facciamo una tirata unica fino alle sette e mezza, quando

cominci a rotolarti e ad allungare le gambine verso

di me. Stiamo una mezz’oretta ancora a letto, prima

che tu decida di aprire gli occhietti, farmi un sorriso e

dire “papà”, proprio quando la sveglia sta per

suonare.