giovedì 31 gennaio 2008

Angouleme



Eccomi tornato! Esperienza bella e interessante, ma da non ripetere. Almeno, da non ripetere se si ha l'intenzione di presentare dei lavori a un editore. Ecco un paio di foto: gli stand, e Silvestro Nicolaci ed io nella casa della famiglia che ci ha ospitati.













sabato 19 gennaio 2008

Chi ha orecchie per intendere...

Segnalo una comunicazione del SILF/SLC/CGIL, il sindacato di categoria dei settori Fumetto, Illustrazione, Animazione (con la speranza che la leggano tutti i disegnatori che lavorano con me! - a parte i buoni Gabriele Parma e Werner Maresta, che non ne hanno bisogno):

"Comunichiamo un'altrettanto breve nota sulla questione (recemente di nuovo sollevata in rete) sulle "indesiderate" modificazioni redazionali delle sceneggiature. Questo tipo di interventi (che di solito suscitano reazioni quantomeno amareggiate negli sceneggiatori) sono considerati "normali" in alcune redazioni. Si tratta di mettere mano al testo originale dello sceneggiatore e cambiarlo (anche solo in parte), senza il suo consenso. A volte, interventi di questo tipo vengono attuati, sempre senza consultare l'autore, persino dai colleghi disegnatori. La buona creanza (e, sopratutto, la legge) vuole che ci sia invece un confronto diretto con lo sceneggiatore e che nessuna modificazione venga fatta senza il suo consenso scritto. Al di là di eventuali noticelle contrattuali che sembrino dare all'editore un potere di intervento totale senza alcun ulteriore consenso (da verificare caso per caso insieme agli esperti del sindacato), la realtà legale è che interventi di questo tipo sono, di solito, da considerarsi lesivi del Diritto Morale. E il Diritto Morale è, notoriamente, inalienabile. Vale a dire che non si può vendere, non può essere mai, e per nessun motivo, ceduto: resta sempre e solo in capo all'autore stesso (e ai suoi eredi per i tempi previsti dalla legge). Modificare una sceneggiatura (senza consenso esplicito e documentabile) vuol dire proporre al pubblico un'opera finale alterata, e se la modifica viene considerata peggiorativa (dall'autore), può ledere il diritto morale. Questo, ormai, dopo otto anni di vita del sindacato, dovrebbero saperlo tutti gli autori, ma non è male ricordarlo, ogni tanto. Cosa può fare l'autore per tutelare il porprio diritto morale (cioé far ripristinare la sceneggiatura corretta, oppure ottenere un risarcimento per i danni morali, nel caso non sia più possibile ristabilire le condizioni precedenti, oltre a rendere noto il fatto al pubblico)? La soluzione più semplice e meno onerosa è ovviamente quella di far aprire una vertenza sindacale dal sindacato cui l'autore è iscritto (e cercare di risolvere, in modo civile, la questione, con una trattativa diretta tra la rappresentanza sindacale e l'azienda). Se, per qualche motivo personale, l'autore non vuole aprire una vertenza sindacale, può, in alternativa:

-1- aprire una onerosa (in termini di denato e tempo) vertenza legale in proprio (cioè non tramite sindacato) in Tribunale, per capirci, e far valere il diritto morale secondo quanto previsto dall'attuale legge sul diritto di autore.

-2- Richiedere personalmente all'azienda l'applicazione di una dicitura ad hoc che chiarisca in modo inequivoco l'attribuzione di paternità sia della sceneggiatura, sia dei rimaneggiamenti redazionali (o di quelli del disegnatore). Non è gran cosa, ma almeno salva la faccia. Se ci si accontenta, può bastare ed è facile: "Testi: Romualdo Sceneggiatore - Rimaneggiamenti della sceneggiatura: redazione interna - Disegni e ulteriori rimaneggiamenti: Anacleto Disegnatore". Sembra lungo, ma lo è sempre meno di molti disclaimer USA, che sono piuttosto completi (e, correttamente, ci sono anche letterista, colorista ecc.). Intendiamoci, questo escamotage alla "salva-la-faccia-Beghelli" ha un senso solo se l'autore ha firmato un contratto capestro con l'azienda, nel quale la autorizza espressamente a fare modificazioni dell'opera senza consultare l'autore (cioé in contrasto esplicito con la legge sul diritto di autore). Se uno non ha ceduto questo suo diritto, può chiedere ben altro che una semplice dicitura a fondo pagina!

-3- Mettere in linea (nei modi corretti e opportuni) su Internet la propria sceneggiatura originale, commentata in dettaglio (con le relative eventuali critiche ai rimaneggiamenti), darne notizia tramite un lancio d'agenzia e rilasciare magari anche qualche intervista sulla faccenda ogni volta che lo si ritenga opportuno. In questo modo, che è solo un altro escamotage salva-la-faccia-Beghelli, l'autore riesce almeno a mettere in chiaro la propria e l'altrui posizione. Ma, ovviamente, non smuove nulla dal punto di vista legale e, soprattutto, sindacale (cioé di interesse collettivo): di fatto la situazione resta la stessa e si masticherà amaro ogni volta. Ma spostare la brutta figura (almeno in parte: naturalmente internet non raggiungerà tutti gli stessi lettori della rivista) dallo sceneggiatore alla redazione (e/o al disegnatore) potrebbe, forse, aiutare a far diminuire gli interventi inappropriati. S'intende che correttezza vuole che nella eventuale pubblicazione on line si indichino anche gli interventi migliorativi, fatti dagli altri! La pubblicazione della sceneggiatura in rete, come strumento di tutela del proprio diritto morale, è lecita? Questa informazione di dettaglio viene fornita agli iscritti SILF, perché il sindacato deve verificare caso per caso, tenendo conto di tutti gli elementi contrattuali per stabilire la proprietà effettiva del testo ed eventuali limiti del suo utilizzo pubblico.

Ovviamente, in alternativa a tutte queste ipotesi, si può anche semplicemente scegliere, per mille motivi diversi, di continuare a subire in silenzio. O borbottare un poco (ma non più di tanto, giusto per sfogarsi almeno un pochino) in qualche blog, o forum. O cambiare datore di lavoro. O cambiare lavoro. A scelta e con tante altre varianti, ovviamente. Inutile aggiungere che lo stesso discorso sulle modifiche non autorizzate (con eventuali varianti specifiche) può essere fatto per i disegni?"

domenica 13 gennaio 2008

Il mese di gennaio




non mi è mai piaciuto. Generalmente, nella prima decade, mi capita spesso qualcosa di brutto. A memoria mi viene in mente un brutto incidente sugli sci, un ricovero per "avvelenamento" (no, non era intossicazione, proprio avvelenamento!) e la fine di tre storie d'amore. Quest'anno non ha fatto eccezione, anche se le avvisaglie risalivano già da parecchio tempo prima. In ogni caso lo spettacolo va avanti, e intanto sto cercando di tenere le fila della presentazione di un catalogo di progetti di libri a fumetti per Angouleme, il più importante festival di fumetti del mondo, credo, a cui parteciperò per la prima volta. Ieri, finalmente, ho preso i biglietti. Un'occasione anche per cambiare un po' aria.
Tra le novità in vista, la trattativa avanzata per l'edizione italiana di Occhio di Lupo, l'albo uscito in Francia a ottobre; il ricompattarsi delle fila de "Il Mucchio Selvaggio", la cover band che ho formato da poco insieme a grande musicisti: Lupo alla voce (ricordate Museo Rosembach, il gruppo prog delgli anni 70? 400.000 copie vendute di Zaratustra, il loro album più noto. Beh lui cantava lì); Ale "blues" Casaleggio, chitarrista dei bei tempi quando suonavo "Rare groove" negli Howlers; Stefano Fontana (il bassista dell'altro gruppo in cui milito, i Rocks Off, tribute band a i rolling stones); Sabrina Fanfani, cantante dei Back in Blue (ma ci siamo praticamente sciolti). E poi Fabio Mineccia , batterista degli Studio 54 e dell'organ trio di Alessandro Muda, e Lina, la compagna di Marco Matta. Un gruppo se non altro in cui ci si diverte ancora a suonare, e non è poco. Le prove con loro sono meglio di una serata a bere.
Nel frattempo sto procedendo con la sceneggiatura della principessa di Torrepersa: quasi a pag 20. Ho scritto due racconti brevi che vorrei proporre negli USA e l'amico Andrea Longhi mi ha chiesto di scrivere una storia breve per l'ultimo numero dell'antologia MONSTARS di Nicola Pesce Editore, in tandem con Benedetta Dossi,

Chi vivrà, vedrà. Speriamo che gennaio passi in fretta.

lunedì 7 gennaio 2008

SALDI

Una grande disegnatrice, che farà strada... Benedetta Dossi!